La storia di una Chiesa è anche la storia di una comunità. La notizia più antica sulla primitiva cappella di Castri Novi si ricava dalla testimonianza contenuta in una pergamena del 1154. Da una visita pastorale del 1533, oltre alla Chiesa di S.Maria è citata una cappella dedicata a S.Pietro. La comunità di Castelnuovo era sottoposta alla Pieve di Sandrà, la cui Chiesa esisteva nell’VIII secolo. La Pieve era non solo un centro religioso, ma anche amministrativo di un territorio. Nell’anno 1430 gli abitanti di Castelnuovo risultano 202, componenti 45 famiglie. Essi posseggono 58 buoi.
Nel 1448 la Cappella diventa Chiesa parrocchiale; pertanto, oltre la custodia dei libri parrocchiali (battesimi, cresime, matrimoni, morti) ottiene il fonte battesimale e il cimitero. Nel 1630 si ha notizia dell’irruzione di soldataglie tedesche che svaligiarono la Chiesa. Il 1690 è l’anno dell’elevazione a Chiesa Arcipretale con bolla di Papa Alessandro VIII.
Con tale titolo la Chiesa di Castro Novo viene posta su un piano di pari dignità con la Pieve madre di Sandrà. Durante la campagna napoleonica nel 1796, i francesi invasero la Chiesa ne ruppero gli altari e il pergamo, ne asportarono le argenterie, i sacri arredi e le immagini. Il 1808 è l’anno di inizio della costruzione delle mura della nuova Chiesa con le offerte dei fedeli e la vendita di alcune pezze di terra di proprietà della Chiesa. L’edificazione delle strutture portanti fu piuttosto lunga, evidentemente per la scarsità di mezzi economici; durò fino al 1824 con la messa a coperto. Gli altari maggiore e quello della Madonna furono messi in opera nel 1830. Il 22 aprile 1831 viene autorizzato l’esercizio della Via Crucis. Nel 1833 fu eretto l’altare di S.Luigi e nel 1836 gli altri due, mentre infuriava il colera.
Il 1848 è stato certamente l’anno più tragicamente famoso per Castelnuovo, che entrò nella storia della prima guerra di indipendenza. Tra i drammatici episodi di quell’11 aprile, che si conclusero con la distruzione del paese e l’eccidio di 43 legionari e 46 abitanti di Castelnuovo da parte degli austriaci, alcuni meritano di essere ricordati.
I cannoni austriaci colpirono la campana maggiore come pure la facciata della Chiesa. Alcuni abitanti furono rincorsi a colpi di moschetto fin dentro la Chiesa, che fu svuotata di tutti gli arredi ed oggetti sacri. La soldataglia sfondò a colpi di schioppo il tabernacolo, ruppe le custodie dell’olio santo; la statua della Madonna fu denudata e oltraggiata. La reliquia di S.Adeodato fu profanata; le ceneri disperse e calpestate. L’oratorio e la sacrestia vennero dati a fuoco. Il Parroco don Felice Perlato iniziò un lungo peregrinare per sfuggire alla vendetta degli austriaci, che lo ritenevano complice dei legionari di Luciano Manara.
Tra i catturati dell’11 aprile 1848 vi fu anche don Antonio Oliosi, di anni 64, curato di Castelnuovo, che gli austriaci ritennero, erroneamente, condottiero dei volontari di Manara. Don Oliosi fu portato a Verona, spogliato della veste e costretto ai lavori più umilianti; fu rinchiuso prima nella torre di Castelvecchio, poi nel bastione XXVII fuori Porta Vittoria.
L’8 giugno, durante la deportazione a Salisburgo morì a causa di un colpo apoplettico per il grave stato di sfinimento. Essendo la Chiesa profanata le messe venivano celebrate nell’oratorio di Oliosi e nella Cappella dei Conti Cossali. L’11 maggio don Felice vestito solo di un camice e stola, ribenedisse la Chiesa.